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Schede innovazione sociale
Le attività di innovazione sociale sono orientate a soddisfare bisogni sociali, individuali o collettivi, e a creare valore sociale. Questa sezione offre una panoramica sui risultati conseguiti in questo ambito dalle ricercatrici e dai ricercatori CNR-DSU.
Istituto per le tecnologie didattiche (ITD)
GOOD- Guardare Oltre l’Orizzonte, Dalla scuola al paesaggio educativo
Il progetto GOOD affronta il doppio svantaggio vissuto da bambini e adolescenti in condizioni di povertà educativa e disabilità. Attivo a Cagliari, il progetto mira...
Il progetto GOOD affronta il doppio svantaggio vissuto da bambini e adolescenti in condizioni di povertà educativa e disabilità. Attivo a Cagliari, il progetto mira a costruire un paesaggio educativo inclusivo, rimuovendo barriere fisiche, culturali e sistemiche per garantire a tutti i minori l’accesso equo a esperienze educative e ricreative di qualità.
GOOD promuove un modello educativo integrato, co-progettato da scuole, famiglie, terzo settore, enti locali e università. Rafforza le reti territoriali attraverso una governance collaborativa e valorizza il ruolo attivo dei genitori nei percorsi educativi dei figli.
Obiettivi principali: Garantire accesso equo e continuativo all’educazione inclusiva; Costruire un modello sostenibile di “scuola aperta” cogestita dalla comunità; Attivare protocolli precoci tra scuole e terzo settore; Promuovere il benessere e la partecipazione attiva di studenti e famiglie; Aumentare la capacità di scuole e associazioni di reperire risorse per l’innovazione educativa.
GOOD si configura quindi come un laboratorio territoriale di innovazione sociale, capace di generare cambiamenti duraturi e strutturali, trasformando l’inclusione da risposta emergenziale a responsabilità condivisa.
Tipologia: Innovazione di processo, Innovazione di servizio, Metodologia
Parole chiave: Inclusione Comunità Educante Equità
Istituto per le tecnologie didattiche (ITD)
FormaIl progetto Stringhe – Piccoli numeri in movimento
Stringhe – Piccoli numeri in movimento è un progetto educativo nazionale che propone la prima metodologia integrata in Italia per bambini dai 5 ai 10...
Stringhe – Piccoli numeri in movimento è un progetto educativo nazionale che propone la prima metodologia integrata in Italia per bambini dai 5 ai 10 anni, unendo attività motorie e psicomotorie con coding e robotica educativa. L’obiettivo è sviluppare in modo armonico competenze cognitive, corporee, digitali e socio-emotive, valorizzando ogni bambino e contrastando le disuguaglianze educative nei contesti più fragili.
La metodologia si fonda su sette dimensioni del pensiero computazionale – problem solving, pensiero algoritmico, metacognizione, corporeità, autonomia, comunicazione e competenze emotive – ed è progettata per adattarsi ai diversi cicli scolastici: nel primo ciclo si costruiscono le basi del pensiero logico integrando corpo ed emozioni; nel secondo si introducono strumenti più complessi come la pianificazione; nel terzo, i bambini rielaborano in autonomia e sviluppano flessibilità e collaborazione.
Nato dalla collaborazione tra scuole, enti del terzo settore e istituti di ricerca, Stringhe ha coinvolto realtà educative a Milano, Napoli e Catania, attive in quartieri ad alto rischio di povertà educativa. La sperimentazione si è svolta sia in contesti extra-scolastici che nelle classi, con il supporto di un’équipe multidisciplinare che ha affiancato i docenti nella creazione delle Unità Stringhe.
Il progetto è promosso da un partenariato ampio: Mission Bambini (ente capofila), Istituto per le Tecnologie Didattiche del CNR, Fondazione Laureus, Cooperativa Stripes, Palestra per la Mente, Avanzi, insieme a scuole, enti locali e SmartGym nei territori. A supporto della sostenibilità, è in fase di lancio una piattaforma digitale dedicata a insegnanti e operatori.
Stringhe rappresenta un esempio concreto di innovazione sociale, capace di rafforzare le reti educative territoriali e costruire una scuola inclusiva, dinamica e aperta al futuro.
Tipologia: Innovazione di processo, Metodologia
Parole chiave: povertà educativa Psicomotricità educazione digitale
Istituto per le tecnologie didattiche (ITD)
Metodologia di formazione degli insegnanti AI4T – Artificial Intelligence for and by Teachers
La metodologia di formazione degli insegnanti nasce nel contesto dell’omonimo progetto, AI4T – Artificial Intelligence for Teachers, finanziato nell’ambito del programma Erasmus+ K3. Attraverso la...
La metodologia di formazione degli insegnanti nasce nel contesto dell’omonimo progetto, AI4T – Artificial Intelligence for Teachers, finanziato nell’ambito del programma Erasmus+ K3. Attraverso la partecipazione di 17 partner tra cui ministeri, università centri di ricerca ed enti di formazione, il progetto si prefissava di fornire ai docenti una solida base di conoscenza dell’AI in grado di farli diventare “cittadini di prima classe” rispetto alla conoscenza dei suoi meccanismi ed alle sfide e conseguenze legate al suo utilizzo, aiutandoli al contempo nella loro pratica professionale attraverso la promozione dell’utilizzo. Il progetto si prefissava altresì di aiutare i docenti nelle loro pratiche professionali, stimolandoli verso degli approcci riflessivi sull’etica e sulla cultura di questi nuovi strumenti e promuovendo l’utilizzo di risorse educative digitali e di attività all’interno delle loro realtà scolastiche. In seguito alla bolla sull’AI generativa del 2021/2022, il partenariato ha ritenuto fondamentale lavorare anche al fine di rendere i docenti consapevoli degli effetti, sia diretti che soprattutto indiretti, dell’AI nel contesto educativo e delle nuove sfide etiche da essi derivanti. Per rispondere a queste necessità e questi obiettivi, la metodologia di formazione degli insegnanti AI4T prevede un approccio partecipato in cui i docenti alternano attività di formazione a workshop in cui vengono sfidati a ragionare in maniera critica sull’uso dell’AI all’interno delle loro pratiche educative e nel contesto dei loro studenti.
Tipologia: Metodologia
Parole chiave: Formazione Docenti Intelligenza Artificiale Educazione
Istituto di Ricerca sulla Crescita Economica Sostenibile (IRCRES)
GINO & VIOLA GIochiamo a NOn sprecare – Verso l’Intensificazione dell’Ortofrutta e dei Legumi nell’Alimentazione
GINO & VIOLA è un progetto di ricerca e formazione teso a ridurre lo spreco di cibo nei refettori scolastici e incoraggiare una dieta maggiormente...
GINO & VIOLA è un progetto di ricerca e formazione teso a ridurre lo spreco di cibo nei refettori scolastici e incoraggiare una dieta maggiormente basata su cibi di origine vegetale (in particolare verdure e legumi). Opera coinvolgendo l'intera comunità scolastica (bambini, insegnanti e famiglie) e il territorio.
Tipologia: Innovazione di processo
Parole chiave: spreco alimentare scuola comunità locale
Istituto per le tecnologie didattiche (ITD)
Tecnologie inclusive per la scuola ospedaliera e l’istruzione domiciliare
In Italia, il diritto allo studio per studenti affetti da patologie è garantito dalla Scuola in Ospedale (SiO) e dall’Istruzione Domiciliare (ID), come stabilito dalle...
In Italia, il diritto allo studio per studenti affetti da patologie è garantito dalla Scuola in Ospedale (SiO) e dall’Istruzione Domiciliare (ID), come stabilito dalle "Nuove Linee di Indirizzo Nazionali" del 2019. Nonostante l’efficacia di questi servizi, persistono criticità che coinvolgono docenti, famiglie e istituzioni. L’ITD-CNR, in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione, ha avviato sin dagli anni ’90 numerosi progetti per favorire l’inclusione scolastica di questi studenti tramite l’uso delle tecnologie didattiche.
Tra i più rilevanti: HSH@Teacher, per la formazione dei docenti; WISE, esteso anche all’ambito universitario; TRIS e CLIPSO, che hanno introdotto il modello di “Classe Ibrida Inclusiva”, consentendo una partecipazione sincrona e quotidiana degli studenti in ospedale o a domicilio.
Queste iniziative hanno prodotto risorse e competenze utili a docenti e decisori, costituendo un patrimonio per il sistema scolastico. La ricerca prosegue con il progetto AFORDID, mirato alla progettazione dell’ID e alla creazione di un ambiente online di supporto. È nato inoltre il Centro Studi SiO, https://centrostudi-sio.cnr.it/ un hub digitale per la diffusione di esperienze, materiali e buone pratiche nella didattica ospedaliera e domiciliare.
Tipologia: Innovazione di processo, Innovazione di servizio, Metodologia
Parole chiave: Inclusione Scuola Ospedaliera/Istruzione Domicliare ICTs
Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC)
La Biodiversità agricola storica in un Patrimonio Culturale delle specie viventi e dei relativi agroecosistemi, materiale e immateriale, contro l’abbandono delle aree interne, la perdita delle identità locali e la scomparsa dei terroir (ex BAS-VO, DSU.AD045.003)
La ricerca concepisce il Patrimonio Culturale ‘vivente’ in senso esteso (la biodiversità agricola storica, intersecata alla naturale, e chi se ne prende cura nei secoli)...
La ricerca concepisce il Patrimonio Culturale ‘vivente’ in senso esteso (la biodiversità agricola storica, intersecata alla naturale, e chi se ne prende cura nei secoli) e riacquisisce così quella parte di passato dinamico altrimenti non recuperabile, o non del tutto, nel tradizionale approccio di muovere “dal passato per il passato”, cioè solo tramite una catalogazione di strutture e oggetti, che fotografano una cultura in un certo periodo, sospeso nella sequenza temporale. Il gruppo di ricerca vede ciascuno impegnato nello sforzo di avvicinare proprie competenze e linguaggio in un interscambio e rilancio di dati costante e continuo, nel quale un corretto e approfondito esame, recupero e interpretazione delle fonti nell’ampio ventaglio della loro diversificazione (materiali, immateriali, delle specie e umane) è arricchito da un’informazione misurabile e codificata dell’analisi scientifica. L’idea di dare priorità alla conoscenza sviluppata da chi sta sul territorio e lo frequenta, affinando strumenti per interpretarla, reindirizzarla a livello scientifico e valorizzarla con la generazione di nuova, ha portato da subito a stabilire un’interlocuzione diretta e costante con le aziende agricole. Le azioni in campo supportano la formulazione di indirizzi di policy per il governo del territorio, basati su un uso più ampio e consapevole del bagaglio di ‘buone pratiche’ accumulato in millenni di agricoltura nelle diverse condizioni climatiche. Si procede quindi verso un ripensamento sia dei Cultural Ecosystem Services (CES), sia di un Circular Bio-Based Europe Joint programme, affinché venga esteso ad un’agricoltura contadina e ai sistemi di economia circolare attivati da essa nei secoli, oltre al pensare di riconvertire l’attività industriale.
Tipologia: Innovazione di prodotto, Innovazione di servizio, Metodologia
Parole chiave: Biodiversità agricola storica Patrimonio Culturale delle specie viventi, materiale e immateriale Agroecosistemi
Istituto di Scienze del Patrimonio Culturale (ISPC)
La festa del carro di Fontanarosa per CTE “Infiniti Mondi” di Napoli
Il progetto, in corso, rappresenta un esempio significativo di valorizzazione del patrimonio culturale immateriale attraverso l’uso delle tecnologie digitali emergenti. Il caso studio riguarda la...
Il progetto, in corso, rappresenta un esempio significativo di valorizzazione del patrimonio culturale immateriale attraverso l’uso delle tecnologie digitali emergenti. Il caso studio riguarda la Festa del Carro di Fontanarosa, rito tradizionale profondamente radicato nella comunità locale e parte di un più ampio sistema di celebrazioni legate al grano diffuse lungo l’Appennino meridionale, per le quali è in atto un percorso di riconoscimento nella rete del patrimonio UNESCO. Il progetto si sviluppa su due direttrici principali: innovazione tecnologica e ricerca antropologica. Da un lato, si sperimentano strumenti digitali integrati — una cinematic immersiva con 3 schermi panoramici a 270° integrato da interfacce tangibili e sensoristica ad infrarossi avanzata, presso il Lab Metaverso della Casa delle Tecnologie Emergenti “Infiniti Mondi” di Napoli, Real Albergo dei Poveri — per creare una narrazione immersiva della festa. Dall’altro, si conduce un’indagine etnografica partecipata, documentando pratiche artigianali e stimolando momenti di riflessione collettiva sul significato del rito. Un esempio è l’evento comunitario del luglio 2024, che ha visto la rievocazione della mietitura tradizionale coinvolgendo diverse generazioni. Il progetto prevede inoltre una giornata di restituzione alla comunità, la pubblicazione di un libro divulgativo e la creazione di un sito web con le video-interviste raccolte. L’obiettivo è duplice: valorizzare e salvaguardare una tradizione viva, promuovendo allo stesso tempo un modello replicabile di interazione tra cultura, comunità e tecnologie emergenti.
Tipologia: Dataset, Innovazione di processo, Innovazione di prodotto
Parole chiave: Valorizzazione Patrimonio culturale immateriale Esperienza multimediale panoramica
Istituto di Ricerca su Innovazione e Servizi per lo Sviluppo (IRISS)
Pratiche di urban commoning per l’economia locale. La ricerca per un Osservatorio delle comunità localizzate nell’area urbana napoletana
I commons urbani possono essere considerati come dispositivi utili ad interpretare e soddisfare bisogni sociali. Il motore che ne è alla base, identificato dalla comunità,...
I commons urbani possono essere considerati come dispositivi utili ad interpretare e soddisfare bisogni sociali. Il motore che ne è alla base, identificato dalla comunità, è attivato dalle relazioni sociali che la compongono. Il dispositivo si attiva, solitamente, intorno ad una risorsa, in questo caso, uno spazio urbano, ad esempio, un immobile abbandonato, ma anche uno spazio verde lasciato incolto. Esso è reso funzionante ad opera di una comunità, formata, in genere, da gruppi di persone residenti, che decide di auto-organizzarsi (ma anche di auto-regolamentarsi) per usare la risorsa senza consumarla.
Alla realizzazione ed al riconoscimento delle pratiche di commoning, concorrono, in un sistema di governance collaborativa, nel caso Napoli, gli attori del Comune, ovvero l’Assessorato all’Urbanistica e ai Beni Comuni e l’Osservatorio sui Beni Comuni e la Democrazia Partecipativa e, di volta in volta, le singole comunità. Ovviamente, in tale contesto potranno aversi notevoli diversità, che a vario livello definiranno le specifiche comunità dei commons, caso per caso. Nei tempi più recenti, alcune di queste pratiche sono state incluse in progetti più ampi di rigenerazione urbana. In questi casi, si è aperto un intenso dibattito in materia di valutazione di impatto e di analisi del risultato delle attività poste in essere dalle comunità dei commons.
In questo ambito, le nostre ricerche hanno evidenziato un ampio bisogno di aggiornare le conoscenze che la dottrina ha finora fornito, innanzitutto per riuscire a rilevare il contributo delle variabili qualitative (fiducia, reciprocità, dono, partecipazione), sia per arrivare a stabilire categorie di valutazione omogenee e condivisibili tra gli attori della governance del progetto.
Tipologia: Dataset, Innovazione di processo, Metodologia
Parole chiave: Pratiche di urban commoning economia locale area urbana napoletana